La Chiesa ha censurato antichi testi sul matrimonio fra Cristo e Maddalena? Lo afferma il romanziere americano. Che non sa quanto la storia sia ben più avvincente della finzione.
Chi non lo conosce? È il best-seller del XXI secolo: il Codice Da Vinci di Dan Brown. Un thriller a sfondo mistico-esoterico che ha venduto milioni di copie in tutto il mondo. Ed è diventato un caso che ormai travalica la sfera letteraria: oggetto di dibattiti accaniti, di pubblicazioni e contropubblicazioni, di manuali che lo spiegano e di pamphlet che lo demoliscono. Sì, perché l'americano Brown, ex professore di inglese, non ha voluto solo darci un romanzo. Ha voluto svelare un certo numero di misteri, dire la sua sul Santo Graal e sul segreto dei Templari. E anche chiarire la vera natura di Cristo, una cosuccia su cui da millenni discutono i teologi e si convocano concilii.
La prima pagina del Codice Da Vinci esibisce un'orgogliosa promessa: "Tutte le descrizioni di documenti e rituali segreti contenuti in questo libro rispecchiano la realtà". Ma quale realtà? Quali documenti? Si sospetta che la verità sia un'altra: Brown ha orecchiato testi a cui non si è mai accostato di persona. Per esempio: il romanziere parla dei vangeli eretici scoperti nel 1945 in Egitto, a Nag Hammadi, documenti di antiche comunità cristiane in cui si accennerebbe al matrimonio tra Cristo e Maria Maddalena. Sarebbe questo, secondo Brown, il "Santo Graal" cercato invano per secoli: la verità segreta, l'originario lato "femminile" del Cristianesimo che il turpe complotto maschilista della Chiesa tiene nascosto da millenni. Come butta lì con noncuranza un personaggio del romanzo, "ogni esperto di aramaico" può spiegare cosa dicono i "rotoli di Nag Hammadi". Uno resta impressionato. Ma quante cose sa questo Brown: i rotoli di Nag Hammadi, l'aramaico… Peccato che i testi di Nag Hammadi non siano rotoli di papiro e non siano neppure scritti in aramaico. Sono 13 libri in lingua copta.
Morale: Brown non sa neanche di cosa sta parlando. Queste e altre amenità si ricavano dal lavoro di Bart Ehrman, studioso di Cristianesimo antico. Il quale ha appena pubblicato un libro intitolato La verità sul Codice Da Vinci, tradotto ora dalla Mondadori (che è anche l'editore italiano di Brown). Il libro fa le pulci al best-seller, svelandone tutti gli errori storici. In confronto agli svarioni di Brown, le comparse con l'orologio dei kolossal hollywoodiani sono sviste perdonabili. Si dirà: ecco la vendetta del piccolo erudito sul romanziere di successo. Ma non è così. Intanto perché Ehrman è molto più gentile di altri polemisti. Non pensa, come l'avvocato Antonio Ullate Fabo, del quale è appena uscito in Spagna un libro dallo stesso titolo (La verdad sobre el Código Da Vinci), che il povero Dan Brown sia una sorta di eresiarca del male. Suvvia, uno che sul suo sito internet vanta come film preferiti Fantasia di Walt Disney e La vita è bella di Roberto Benigni può essere una minaccia mondiale al Cattolicesimo?
No, Ehrman pensa, più banalmente, che Brown sia un gran pasticcione. E comunque uno che se l'è andata a cercare. È lui ad avere detto che è tutto vero: è la pretesa di svelare verità storiche ad avere creato quell'alchimia che ha trasformato il romanzo in un caso mondiale. Un poco come era successo anni fa con Umberto Eco che, con Il nome della rosa, aveva mischiato il giallo con la riflessione teologica e l'erudizione medievalistica. Con la differenza che Eco sapeva di cosa parlava. Il gioco di Ehrman è fin troppo facile. Quando un personaggio del romanzo dice che i cristiani non credevano alla divinità di Cristo fino al Concilio di Nicea (325 d.C.), non bisogna essere uno studioso per tirare le orecchie a Brown. Altro che i vangeli eretici di Nag Hammadi: qui Brown non ha letto nemmeno l'inizio del Vangelo di Giovanni ("In principio era il Verbo").
Più sottile il gioco su altri elementi. Per esempio, i rotoli del Mar Morto, cavallo di battaglia di tutti gli appassionati di misteri e di bufale teologico-archeologiche. Brown è convinto che i rotoli, scoperti nel 1947 a Qumran, in una grotta del deserto di Giudea, contengano antichi testi cristiani. Invece, gli ricorda Ehrman, sono testi giudaici e non cristiani. Ma forse qui Brown ha orecchiato le ipotesi di alcuni studiosi i quali ritengono di avere individuato nella grotta 7 un deposito di testi cristiani, fra i quali una versione del Vangelo di Marco. Ipotesi di studiosi, appunto, ma che nelle mani di Brown diventano elementi della storia segreta del Cristianesimo, nascosta dalla Chiesa che per anni si sarebbe opposta alla pubblicazione dei rotoli del Mar Morto (altra bufala ricorrente). Che Brown non legga direttamente i testi di cui parla lo dimostra un caso che si può aggiungere a quelli indicati da Ehrman. Brown cita nel romanzo tre passi dai testi di Nag Hammadi a sostegno del matrimonio tra Gesù e la Maddalena. Ebbene, si può scommettere che li ha copiati dal saggio I vangeli gnostici della studiosa Elaine Pagels, dove, guarda caso, proprio quegli stessi passi sono citati insieme (alle pagine 117-118 dell'edizione italiana, Mondadori 1982).
Ma il punto vero non sono gli errori di Brown. Il punto è che, ormai, c'è sempre più gente convinta che Gesù abbia sposato la Maddalena, o che l'imperatore Costantino abbia eliminato dolosamente il lato matriarcale del Cristianesimo, perché Brown dice di avere i documenti. Come ricorda Ehrman, la fiction si sta sostituendo alla storia. Non è un fenomeno isolato: qualcun altro crede che la guerra di Troia si sia svolta in Finlandia, per via di un saggio simpaticamente fantasioso (Omero nel Baltico dell'italiano ingegner Vinci) finito sulle prime pagine dei giornali e negli scaffali delle librerie. Non è neppure un fenomeno nuovo. Era successo lo stesso alla fine dell'Impero romano: quando, mettendo insieme storia e leggenda, si spiegava tranquillamente, per esempio, che Alessandro Magno aveva trovato la fonte dell'eterna giovinezza. Dobbiamo preoccuparci? Decidete voi. Intanto il consiglio è di sostituire il romanzo di Dan Brown con il saggio di Bart Ehrman. Leggete le pagine sul Concilio di Nicea, gli epici scontri tra Ario e Atanasio, le vicende dei docetisti e dei patripassiani, la descrizione delle dottrine segrete degli gnostici. È tutto più avvincente di un romanzo. Altro che Codice Da Vinci.
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posted by Enrica Valdemarca |