Dormire bene, le ore non contano |
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Si riposa in media troppo poco, ma ciascuno ha bisogno di una quota di relax differente. Ed è caccia al gene che riduce il sonno. I casi di Leonardo e Churchill
Dormire bene, le ore non contano
"Non c'è una regola per tutti"
di ALESSANDRA RETICO
ROMA - Ciascuno a suo modo. Prendi Leonardo Da Vinci, diceva che dormire era uno spreco di tempo. Doveva inventare questo mondo, e pure quello invisibile. Ti pare un lavoro che permetta il lusso di un sonno? Un pisolino ogni quattro ore, più che sufficiente. Chissà che non sia il genio a tenere svegli, a mettere luce negli occhi se anche a Edison bastavano appena due ore al giorno di sonno per riaccendersi a nuova vita. Churchill no, cadesse il mondo lui a un certo punto del pomeriggio salutava tutti e diceva a dopo, e che nessuno disturbi: stanotte ho dormito quattro ore. Esattamente come la Thatcher, che tempra simile, anche lei stesse ore a notte e medesimo ritiro tra le lenzuola dopo pranzo. Insomma, non cerchiamoci l'universalità, la formula buona per tutti: dormire è un fatto privato, un'esperienza e un'espressione di quel che siamo, una carta d'identità a occhi chiusi. O aperti, chiedilo agli insonni.
E' una delle certezze che ci consegna un team di scienziati inglesi esperti di problematiche del sonno sentiti dal Times. Che dicono: il dormire ci riguarda, forse fino all'ossessione, perché dentro al sonno c'è tutto o molto, la causa e l'effetto del nostro vivere diurno, l'esperienza del mondo o la sua negazione, la felicità e la depressione, l'andarsene dolci tra le braccia di Morfeo o il contare per tutto il tempo le pecore. Una letteratura infinita. Dalla quale i tecnici provano a estrarre qualche capitolo. Il primo: non vi incaponite, non esiste un definitivo optimum di ore di sonno. "Come la sete" spiegano, e cioè dormi quando ne senti il bisogno. Si dice otto, ma anche sei vanno bene, però alla fine sette pare un accettabile accordo tra scienza e umani. Il fatto è che, se uno potesse, dormirebbe di più, proprio come davanti a una porzione di cibo. "Visto che è lì".
Vedi gli animali: allo stato brado dormono meno che gli scioperati allo zoo, e non è che ne soffrano. Una regola per recuperare una notte brava: dormire una notte più la metà di quella persa. Al paragrafo siesta leggi che dal punto di vista evoluzionistico siamo disegnati per due sonni, uno lungo a notte e uno breve di giorno. Assodato. E 15 minuti di sosta valgono di più di due tazze di caffè.
Se abbiamo bisogno di dormire è per via delle cellule, che devono crescere e rinnovarsi. E per il cervello, che si addormenta in parte, e per il resto è in allerta e lavora per rinnovarsi, di norma tra le 11 di sera e le 4 del mattino. Grandi lavori di manutenzione notturna. Dopo di che, buongiorno. Ognuno torna alla vita dando risposte e conoscenze diverse. All'Università di Roma il professor Luigi De Gennaro, che studia il complesso rapporto fra sonno e apprendimento, ha scoperto che il cervello anche quando dorme ha una sorta di impronta digitale, proprio come quella del polpastrello. Una firma, attraverso la quale ognuno dice ecco, sono io, unico nel mio dormire.
(24 settembre 2005)
La Repubblica
posted by Enrica Valdemarca |
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