Uditi dagli astronauti latrati di cane, vagiti di bimbo e le voci degli antenati Nel cosmo fantasmi e musica dall'ignoto Le allucinazioni dei cosmonauti sovietici raccolte da un professore dell'Istituto superiore dell'aviazione civile di San Pietroburgo
MOSCA - Hanno sentito inquietanti «presenze invisibili», latrati di cane e pianti di neonato. Hanno avuto l'impressione che si erano trasformati in altri esseri. Hanno visto la Terra come se fossero pochi metri sopra di essa, malgrado orbitassero a 300 chilometri di distanza: ai cosmonauti russi è capitato un po' di tutto nel silenzio assoluto dello spazio. Ma in pubblico Yuri Gagarin, primo uomo a volare nello spazio (Ap) zitti, per il timore di essere presi in giro o trattati da pazzi. Kirill Butusov, professore all'Istituto superiore d'aviazione civile a San Pietroburgo, squarcia oggi questo decennale riserbo sulle pagine del tabloid Komsomolskaia Pravda. Lo fa grazie alle confidenze strappate ad un certo numero di eroi dello spazio della defunta Urss e della nuova Russia.
IL FANTASMA DI LAIKA - In effetti già Yuri Gagarin, il primo uomo a mettere il naso fuori dell'atmosfera, nel 1961, disse agli amici che avrebbe potuto riferire «cose sensazionali» se soltanto i capi gliene avessero permesso. E Vladislav Volkov, morto nel 1971 assieme ad altri due colleghi durante una missione spaziale, raccontò che una volta nel cuore della notte cosmica udì un latrato di cane e poi il La cagnetta Laika, spedita nel cosmo a bordo dello Sputnik nel 1957 (Corsera) pianto di un bambino. Fantasticò che ad abbaiare in quel buio vuoto pneumatico fosse Laika, la leggendaria cagnetta lanciata nel 1957 dai sovietici e mai più tornata indietro.
PAURA E MUSICA CLASSICA - Più banalmente, Gheorghi Grechko fu assalito da un incontrollabile raptus di paura e di angoscia («come se una tigre mi stesse saltando addosso alle spalle») quando la sua navicella passò sopra il Capo di Buona Speranza, mentre il più tranquillo Aleksei Leonov si trovò le orecchie investite da musica classica proveniente da chissà qualche angolo dell'universo.
PRESENZE INVISIBILI - Un'altra esperienza comune a molti che hanno viaggiato fuori della Terra è la percezione - spesso agghiacciante - di «presenze invisibili» nei dintorni. A patto che il suo nome non venga reso noto, uno di questi cosmonauti ha detto al prof. Butusov che lassù una «presenza invisibile» gli ha parlato a lungo. «Sono un tuo antenato. Sei arrivato troppo presto - lo avvertì -. Non star qui. Ritorna sulla Terra. Non violare le leggi del Creatore».
«PENSAVO DI ESSERE UN DINOSAURO» - La sensazione di trasformarsi in esseri appartenenti ad un'altra razza l'ha invece provata Cosmonauti impegnati in un lavoro esterno alla loro navicella spaziale sulla sua pelle Serghei Cricevski («mi sembrava di essere diventato un dinosauro e di muovermi con le mie grosse zampe su un pianeta sconosciuto»). Valeri Sevastianov e Ieri Glaskov hanno per conto loro sperimentato l'illusione ottica di essere a poche decine di metri sopra la Terra: Savastianov ha avvistato da lassù, malgrado sia impossibile da una abissale lontananza di 300 chilometri, «la città di Soci, le strade, la casetta a due piani dove sono nato». Il più esotico Glaskov ha scorto a portata di mano una stradina del Brasile, con in mezzo un autobus di colore azzurro.
LE DUE TEORIE - Sul perchè di tutte queste voci, visioni e sensazioni esistono due contrapposte scuole di pensiero. Quella medico- razionale spiega che l'uomo inevitabilmente «sbarella» se costretto a vivere in totale e stressante assenza di gravità, sotto il bombardamento di forti flussi magnetici e radioattivi e per giunta in quel silenzio assoluto. La seconda scuola di pensiero, in linea con l'ufologia, la fantascienza più sbrigliata e i telefilm X-Files, considera quelle enigmatiche allucinazioni il risultato di una astuta e subdola regia degli alieni per convincere l'umanità a starsene nel suo brodo e non invadere le profondità del cosmo.
17 settembre 2005