La vanità di chi cerca solo l’ossequio degli altri di Francesco Alberoni
Le persone veramente grandi sanno di valere. Dante sapeva di essere un sommo poeta e infatti si pone con sicurezza in mezzo ai sei più grandi poeti dell’umanità: «Io ero sesto fra cotanto senno». Erano altrettanto sicuri di sé nella filosofia Socrate, nella pittura Giotto, nella scultura Michelangelo, nella musica Bach, Mozart, Verdi, nella scienza Galileo, Newton ed Einstein. E lo erano anche quando venivano perseguitati o addirittura condannati a morte come Socrate, come Dante. In epoca più recente ricordiamo personaggi come Dostoevskij, Nietzsche, Proust, coscienti di valere anche se non ebbero i riconoscimenti che meritavano.
All’estremo opposto di chi è cosciente del proprio valore anche di fronte alla condanna, alla persecuzione, all’ignoranza c’è il vanitoso. Il vanitoso è oscuramente consapevole di valere meno di quanto non pretenda la sua smisurata ambizione e, perciò, ha continuamente bisogno di riconoscimenti, premi, medaglie, onorificenze, certificati, diplomi, dell’applauso del pubblico, di gente che lo guarda, lo ammira, lo esalta, lo elogia. E si dà un immenso daffare per procurarseli.
Tutti gli esseri umani, ce lo ricorda Hegel, hanno bisogno del riconoscimento degli altri. Il valore non ce lo possiamo dare da soli. Il bambino cerca l’amore della mamma e del papà, l’approvazione del maestro, i ragazzi quello del gruppo di amici. Il pittore vuol avere successo nelle sue mostre, lo scrittore con i suoi libri, il regista e l’attore sognano il premio Oscar, lo scienziato il premio Nobel. La bella ragazza sogna di diventare miss qualchecosa, di essere chiamata a fare la velina o a recitare in una fiction televisiva. Il laureato alla Bocconi di diventare amministratore delegato di una importante società. Tutti, indistintamente, desideriamo essere bravi, ammirati, eccellere sugli altri, essere i primi.
Ma la persona sana di mente, ancorata al principio di realtà, riesce a fare comparazioni obbiettive, ad avere un’idea delle proprie reali capacità. Ci sono soltanto due tipi di persone che non lo fanno: il matto e il vanitoso. Il matto perché, mancando del principio di realtà, non capisce. Dice e scrive assurdità e poi si sente un genio incompreso. Il vanitoso perché ha dei dubbi sul suo reale valore, anzi spesso è cosciente di non valere un granché, ma, per non ammetterlo, cerca affannosamente il riconoscimento dagli altri.
C’è chi, non potendo fare altro, racconta a tutti quanto siano bravi lui e la sua famiglia. Altri non mancano a una festa, non perdono occasione di apparire in pubblico. C’è poi chi, pur di far parlare di sé, va in televisione a fare stranezze e a dire sciocchezze. E chi, approfittando del proprio ruolo, fa in modo di apparirvi tutti i giorni. Vi sono poi anche persone che, per snobismo, non vanno in televisione, ma si danno un gran daffare per ottenere riconoscimenti solenni, ufficiali e istituzionali.
Siamo comunque sempre e soltanto di fronte alla vanità, che cerca l’ossequio esterno per far tacere il dubbio di non essere ciò che vorresti essere, di non avere, in realtà, fatto qualcosa che ha veramente valore e che merita di essere ricordato.
12 settembre 2005
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